“Claudine è un film insolito per vari motivi. Racconta com’è essere neri e poveri, vivere di sussidi, tentare di sbarcare il lunario economicamente ed emotivamente senza essere costretti dal sistema a imbrogliare. La cosa più insolita di Claudine è che sembra prendere sul serio la vita familiare, cosa che oggi fanno pochissimi film. Claudine non è molto diverso da una tipica sitcom televisiva, almeno dal punto di vista stilistico. É un film molto gradevole. I colori, perfino sulle strade di Harlem cosparse di rifiuti, sono vivaci e allegri come quelli dei dépliant dei Caraibi. La protagonista è interpretata da Diahann Carroll, una donna dalla bellezza singolare, chic a suo modo anche quando è in vestaglia. I suoi sei figli, frutto di due matrimoni e di due “unioni consensuali”, non sono mai a corto di parole, talvolta brutalmente schiette ma molto spesso esilaranti, un po’ come quelle che i ragazzini in carne e ossa sognano di pronunciare ma raramente pronunciano. Tutto questo è vero. Eppure Claudine è una commedia americana di prim’ordine che da spessore a una forma popolare. É anche il primo film importante sulla vita contemporanea degli afroamericani a raccontare le speranze, le lotte, le sconfitte e le frustrazioni di persone che non siano superpoliziotti, supermusicisti, superstalloni o superspacciatori”. (Vincent Canby)