Marina Tabassum ha progettato la bella moschea di Bait Ur Rouf a Dacca e una serie di altri edifici di grande pregio e raffinatezza. Per questa edizione della Biennale Architettura ha scelto di presentare un elemento del suo lavoro che, a partire dal cortile bengalese, aiuta a comprendere meglio la costruzione di architetture vernacolari e abitative.
Operando a fianco di comunità il cui reddito mensile non arriva ai 100 dollari, lo studio Marina Tabassum Architects è attualmente impegnato nella realizzazione di abitazioni da 2000 dollari, in collaborazione con il gruppo di architettura partecipativa POCAA (Platform of Community Artisans and Architects). Tabassum esplora la presenza di FREESPACE nella morfologia organica delle corti bengalesi, documentando la vita quotidiana e le tecniche di creazione di spazi e aree circoscritte che restituiscano un senso di comunità. Si tratta di un’architettura adattabile in continua evoluzione, eppure in perfetta sintonia con la vita degli abitanti.
Lo sguardo attento e paziente di Tabassum le consente di realizzare interventi minimi di grande sensibilità.
In assenza di imposizioni prescrittive o soluzioni progettuali, l’architettura ha un approccio misurato e un percorso che richiama l’“arte del guardare con innocenza” di Luis Barragán. Uno sguardo innocente e curioso è fondamentale affinché l’architetto individui una soluzione che non sia predeterminata, ma il risultato dello scambio e del rispetto reciproco, i cui esiti sono spesso sorprendenti e inattesi per l’architetto e per il fruitore.
YF+SMcN
Marina Tabassum Architects
Wisdom of the Land