Le sculture seducenti e inquietanti di Andra Ursuţa – spesso realizzate a partire da calchi del suo stesso corpo – sono esseri ibridi radicali. Memori sia di film d’azione/horror fantascientifico americani come Predator e la saga di Alien, sia delle visionarie opere di artiste polacche ed estoni di generazioni precedenti come Alina Szapocznikow e Anu Põder, i lavori di Ursuţa evocano la vulnerabilità della forma umana e la complessità del desiderio. In anni recenti, Ursuţa inizia a fondere direttamente calchi di parti del proprio corpo con oggetti di uso quotidiano, rifiuti ed elementi di scena, combinando la tecnica tradizionale della cera persa con la scansione e la stampa 3D. Incapsulati in variopinti cristalli semitrasparenti, i motivi vorticosi e le superfici ruvide generate dal suo processo di produzione rivelano una collisione di forme organiche e inorganiche. La donna semidistesa di Predators ’R Us (2020) è parzialmente priva di parti del corpo e sviluppa insolite appendici, come un paio di pantofole tentacoliformi ispirate all’alieno di Predator. Il fisico alieno raffigurato in Impersonal Growth (2021) è invece ispirato ai mostruosi “xenomorfi” di Alien. Nelle più recenti sculture di Ursuţa, tra cui Phantom Mass dalle increspature viola-bianco-verde e Terminal Figure dal colore verde acido (entrambe del 2021), il corpo è sempre più costretto nella sua posa. Elementi come corsetti puntuti, fibbie e ossa si trasformano progressivamente nei componenti tecnici di un corpo cyborg in continuo mutamento.
Madeline Weisburg