Amy Sillman è nota per la sua pittura robusta, fisica – astrazioni burrascose, gesti estroversi e spontanei, tremori di colore –, rafforzata anche da interventi in forma di scrittura, progetti curatoriali, umorismo e animazione digitale. Nata a Detroit e cresciuta a Chicago, Sillman si trasferisce a New York nel 1975 e vi trascorre un decennio sviluppando il proprio lavoro. Dalla metà degli anni Novanta inizia ad affermarsi come pittrice ma anche come pensatrice e scrittrice su tematiche legate all’arte, con una pratica che include la pubblicazione della rivista “The O.G.”, varie animazioni per iPhone/iPad e una carriera come docente e curatrice. Il ruolo fondamentale di Sillman nel dare nuova linfa all’astrazione gestuale nel XXI secolo si deve a un’espansione del vocabolario tra il figurativo e l’astratto. Tenendo alte le aspettative dell’osservatore rispetto a un’esperienza di pittura gestuale, le sue opere si crogiolano nell’incongruenza o ci fanno ridere. Evocando la scena di un film o un video amatoriale, la nuova opera di Sillman per Il latte dei sogni parla del concetto di cambiamento. Dalla posizione del fruitore, le sue immagini orizzontali e fitte generano una narrazione spaziale frammentata. Nell’inglobare parti del corpo disarticolate, sia umane sia animali, così come un misto di vari approcci formali, narrativi e compositivi, le opere sono dimensionate anche sulla scala del corpo umano del fruitore, che cambia posizione e prospettiva a ogni passo.
Madeline Weisburg