Le immagini e i testi di Barbara Kruger sono riconosciuti per la loro potenza retorica e urgenza visiva. Tra gli anni Sessanta e Settanta, Kruger lavora come grafica e photo editor per riviste come “Mademoiselle”, “Vogue”, “House & Garden” e “Aperture”. Qui sviluppa la sensibilità grafica che in seguito le sarebbe stata strumentale nella pratica artistica, in cui utilizza ingrandimenti di foto in bianco e nero tracciati da stringati aforismi nelle font Futura Bold Oblique o Helvetica Ultra Condensed, sovraimpressi su fasce rosse o nere, secondo uno schema ormai iconico. Alla fine degli anni Settanta, Kruger inizia a realizzare opere che esaminano l’ideologia dei mass media da una prospettiva femminista. Nel corso degli anni, questa metodologia si amplia fino a comprendere l’ingrandimento su larga scala e la spazializzazione della sua pratica visiva attraverso l’utilizzo di immagini fisse e in movimento. Posizionata all’estremità dell’edificio delle Corderie, la nuova installazione di Kruger per Il latte dei sogni si adatta ai parametri spaziali dell’ambiente che la ospita e include tre video a canale singolo. Le imploranti espressioni di comando (“PLEASE CARE”, “PLEASE MOURN”) invitano l’osservatore a un incontro diretto con l’opera d’arte, utilizzando la formula ironicamente disincarnata tipica della pratica dell’artista per richiamare l’attenzione sulle viscere e sulle deiezioni del nostro corpo.
Madeline Weisburg