Utilizzando oggetti quotidiani di recupero ed elementi modellati per comporre sculture e installazioni immersive, Giulia Cenci rende ibrido il naturale e il sintetico per esplorare i temi della tecnologia e della natura. Gli oggetti, fusi e rifusi in un processo alchemico, vengono aggregati in composizioni site-specific. I calchi di parti del corpo umano e animale vengono allora rimodellati in creature diverse, come lupi o cavalli, mentre altri elementi evocano frammenti di arti. Questi sono poi abbinati a fusioni di residui industriali in gomma e metallo. I materiali sono quindi rivestiti di componenti organici, come grafite, polvere di marmo e ceneri. Nel creare oggetti complessi attraverso processi di trasformazione, frammentazione e ibridizzazione, Cenci genera un impulso verso la disintegrazione delle distinzioni gerarchiche tra macchine, animali, piante, batteri ed esseri umani. L’opera di Cenci per Il latte dei sogni, intitolata dead dance (2021–2022), è un percorso che si estende per centocinquanta metri attraverso un ambiente realizzato con rottami di macchine per l’agricoltura industriale. L’armatura risultante è popolata di frammenti di corpi umani e animali, ciascuno fuso a partire dall’alluminio recuperato da componenti automobilistici, alcuni dei quali appaiono in più iterazioni. Mediante questa progressione spazializzata di figure chimeriche, Cenci esplora le condizioni che sottendono la produzione industriale degli alimenti e, quindi, la vita stessa.
Liv Cuniberti