Tra gli anni Settanta e la metà degli anni Novanta, Cahn ripudia la pittura in un atto di resistenza femminista contro lo Zeitgeist del mondo artistico occidentale, incentrato sull’astrattismo e minimalismo dei colleghi maschi. Negli anni Novanta, tuttavia, la pittura perde la sua posizione preminente nella storia dell’arte e Cahn, ormai quarantacinquenne, decide di cimentarsi con essa. L’artista esplora la spietatezza, la brutalità e la bellezza insite nella condizione umana, sempre in reazione a eventi attuali e con una tendenza saldamente progressista. L’immaginario di Cahn risucchia l’osservatore in paesaggi da incubo che evocano la violenza percepita a livello umano, corporeo, a causa delle politiche globali, della guerra e dell’oppressione. Alla Biennale Arte 2022, Cahn presenta un’installazione intitolata unser süden sommer 2021, 5.8.2021 (2021), composta da tredici dipinti, nove disegni a tecnica mista e sei taccuini d’artista. I suoi disegni e dipinti mostrano oggetti resi antropomorfi come appendici equivoche. Immagini legate al parto, esseri che sfidano i generi, falli eretti e atti apertamente sessuali sono soggetti ricorrenti. Nei suoi lavori Cahn affronta crisi e tragedie senza spettacolarizzazione: la guerra del Golfo, il movimento #MeToo, gli attacchi al World Trade Center e le guerre jugoslave. Non tenta di conferire al trauma un tocco glamour. Invece, consente all’ambiguità e alla carica emotiva di assumere un ruolo guida.
Isabella Achenbach