Nel 1924, quando Benedetta Cappa pubblica il suo primo libro Le forze umane: romanzo astratto con sintesi grafiche, il Futurismo è impegnato in un radicale rinnovamento destinato a mitigare l’impeto ideologico precedente. Come le esponenti e gli esponenti del cosiddetto “Secondo Futurismo” – non ultimo il marito Filippo Tommaso Marinetti –, Benedetta affronta progressivamente questa transizione, cercando di intrappolare la dimensione occulta e cosmologica che governa i fenomeni tradizionalmente esaltati dall’avanguardia. La sua produzione letteraria, che diventa verbo-visiva nei componimenti paroliberi accompagnati da sintesi grafiche, racconta la storia di personaggi solo apparentemente ordinari che vivono esperienze dal sapore eccezionalmente mitico. Il realismo autobiografico è intervallato da capitoli astratti in un linguaggio pseudoscientifico, accompagnati da diciannove illustrazioni a inchiostro nero: poche linee sinuose bastano a descrivere le forze del corpo femminile; un groviglio di linee spezzate corrisponde a una potente fisicità maschile; o, nella sintesi grafica Contatto di due nuclei potenti (femminile e maschile), una strana commistione dei due evoca le scintille generate dal loro incontro. Questo disegno è un condensato di tutte le nozioni che l’autrice deve aver assimilato dalla sua formazione valdeseesteineriana. Sogno e realtà, razionalità e spiritualità, coscienza e subconscio sono alla base anche dei successivi romanzi e, più in generale, di un’opera che mette l’individuo al centro di un inedito Futurismo cosmologico.
Stefano Mudu