Nel 1924, anno in cui viene ammessa alla Bauhaus di Weimar e produce il primo di una serie di oggetti in ferro che inaugureranno la sua pionieristica carriera nel design industriale, l’artista tedesca Marianne Brandt compone anche due collage astratti e le sue prime fotografie documentarie. Queste opere coincidono con l’inizio di una produzione visiva che accompagna l’artista per almeno un decennio. Tra il 1924 e il 1932, Brandt realizza una cinquantina di montagen o photomontagen. Ognuno di questi è costituito da una tavola di colore neutro su cui l’artista assembla ritagli di giornali e riviste in bianco, nero, seppia e a colori. Tutti presentano figure femminili che rivelano i tratti fondamentali del movimento femminista tedesco conosciuto come Neue Frau (Donna nuova). Un gruppo di fotografie ritrae Brandt nel suo studio mentre, con la sua immagine riflessa dagli oggetti di sua creazione, dimostra la sua adesione alla nuova sensibilità: appare al contempo femminile e mascolina, delicata nei lineamenti e resa androgina da un taglio di capelli bubikopf (alla maschietta). L’immagine che l’artista dà di sé in Selbstporträt mit Schmuck (1929) diventa il manifesto della nuova generazione di donne e il suo corpo, più armato che ingioiellato, rivendica il diritto di essere consapevolmente mostrato.
Stefano Mudu