A ottantotto anni, la leggendaria Esther Mahlangu ha più anni della Repubblica del Sudafrica ed è stata testimone della dissoluzione dell’apartheid. La sua particolare e prolifica carriera artistica diviene simbolo della resilienza della cultura ndebele, cultura che l’artista ha celebrato e preservato. Untitled (1990) rappresenta uno dei primi esempi della tipica trasposizione operata da Mahlangu delle tecniche ndebele per dipingere gli edifici su superfici nuove, molto spesso delle tele. Mahlangu dipinge secondo l’usanza ndebele, appresa da sua madre e da sua nonna fin dall’età di dieci anni: a mano libera, senza righelli né schizzi preparatori e con un pennello di piume di gallina, preferendo le linee rette e l’equilibrio compositivo. Anche se condizionate dalla tela, le forme brillanti e le linee di un bianco intenso con spessi contorni neri evocano la simmetria e la ripetizione dei vasti murales astratti ndebele, nonché un senso di movimento contraddittorio dato dall’accumularsi di forme angolari e motivi. Pur accennando alle tenui tonalità della terra, tradizionalmente create impastando argilla, terriccio e sterco di vacca, i colori piatti e decisi di quest’opera mettono più in risalto le tonalità blu e viola e le sfumature vibranti apprese da Mahlangu nell’infanzia e che continuano a caratterizzare il suo stile.
L’opera di Esther Mahlangu è esposta per la prima volta alla Biennale Arte.
—Ruth Ramsden-Karelse