Bona de Mandiargues (nata Tibertelli) è nipote e allieva di Filippo de Pisis. Nel 1947 lo segue a Parigi, dove abbraccia il Surrealismo e si dedica alla magia, ai sogni, alla sessualità e all’occulto.Per l’intera sua vita sperimenta assemblaggi di tessuti e pittura astratta e figurativa. In Toro nuziale (1958), un suo primo cruciale assemblaggio tessile, l’artista integra brandelli di un abito da uomo con una tavolozza di rossi, grigi, marroni e bianchi. Crea una composizione simmetrica e tridimensionale che richiama il simbolo venerato dai surrealisti: la testa di toro. Tuttavia, de Mandiargues sovverte l’immaginario virile tipicamente associato al toro – grazie al sottile suggerimento di uno smembramento dionisiaco del corpo maschile tramite una figura retorica metonimica (in cui l’abito sostituisce l’uomo), e attraverso il titolo che rimanda al sacrificio rituale del toro nei matrimoni spagnoli medioevali – e presenta invece una creatura addomesticata e sottomessa, che si piega alla volontà della donna-artista. Nel 1962, l’opera è apparsa sulla copertina del catalogo della mostra personale dell’artista presso Arturo Schwarz a Milano, rivelandone la duratura importanza.
L’opera di Bona de Mandiargues è esposta per la prima volta alla Biennale Arte.
—Antonella Camarda