Bibi Zogbé nasce a Sahel Alma, città costiera del Libano, e diviene nota in tutto il Sudamerica come “La pintora de flores” (la pittrice di fiori). In Femme aux fleurs (s.d.) Zogbé esprime l’aspetto mitico dei soggetti femminili nel movimento dell’Art Déco, ma infonde umiltà e connessione con la natura, anziché trasmettere la magnificenza dell’industrialismo. L’artista inoltre cancella lo sguardo maschile da un primitivismo alla Gauguin, volendo omaggiare con delicatezza la sua modella, anziché esotizzarla. Lo sfondo uniforme allude alle icone bizantine o ad altri antichi stilemi artistici in cui la sacralità del soggetto è enfatizzata dal posizionamento su un piano separato, al di là del tempo e dello spazio. In effetti il busto della donna dipinta ricorda uno dei primi ritratti funebri copti del Fayyum, Egitto, caratterizzato da grandi occhi che rappresentano l’anima e da un’espressione di calma eterna. La raffigurazione della donna operata dall’artista la colloca tra il simbolo e l’umano, ma identifica anche la femminilità stessa: forte e al contempo dolce e umile, un’aura di ricchezza e fertilità incorniciata da rigogliose piante in fiore, nell’armoniosa gamma cromatica di Zogbé.
L’opera di Bibi Zogbé è esposta per la prima volta alla Biennale Arte.
—Fadia Antar