Sénèque Obin – parte di una famiglia di artisti che comprende il fratello maggiore Philomé, i nipoti Antoine e Telemaque e il figlio Othon – ha cinquant’anni quando inizia a dipingere e si unisce al Centre d’Art di Port-au-Prince nel 1948. La sua pratica come pittore e attivista artistico offre un fecondo punto di vista tramite cui comprendere le arti nelle Americhe a metà del XX secolo. Il suo lavoro espone le contraddizioni del processo di modernizzazione, sfidando le etichette di “autodidatta”, “ingenuo” e “primitivo”, spesso applicate agli artisti neri come lui e che hanno pregiudizialmente oscurato la comprensione della complessità delle loro opere. Attraverso una miriade di temi, motivi e iconografie, Obin ha articolato visivamente diversi aspetti della cultura haitiana – come i mercati di strada, il carnevale e il sincretismo spirituale – nonché le dinamiche politiche del Paese. Marché Clugny (1966) raffigura un tema su cui Obin tornerà più volte: pone il mercato costruito nel 1890 al centro della vita sociale di Cap-Haïtien. Con le sue linee precise, i colori decisi e le molteplici narrazioni, il dipinto allude al commercio, all’estrazione e alla trasformazione delle risorse naturali, evocate sia dalle merci offerte al mercato sia dal circostante paesaggio montuoso sullo sfondo.
L’opera di Sénèque Obin è esposta per la prima volta alla Biennale Arte.
—Rodrigo Moura