Da bambino, Roberto Gil de Montes si trasferisce da Guadalajara a un quartiere nella zona Est di Los Angeles che stava diventando il centro del Movimento chicano. Riflettendo le sue amicizie con artisti come Carlos Almaraz, i dipinti che l’artista inizia a produrre dopo il diploma all’Otis College of Art and Design impiegano elementi narrativi frammentati, colori vitali e composizioni nettamente frontali. La sua opera rivisita e reinventa in egual misura la tradizione, sia facendo riferimento all’iconografia precolombiana e huichol – con creature che assumono un significato cosmologico come cani, giaguari, cervi e danzatori – sia alludendo alle sue esperienze quotidiane e oniriche, sia, infine, ricorrendo a influenze stilistiche dei modernisti classici messicani, quali Rufino Tamayo e Frida Kahlo. Il dipinto a olio El Pescador (2020) ironizza sulla Nascita di Venere di Sandro Botticelli (1484–1486 ca.), sostituendo la figura della dea, che notoriamente si erge da una conchiglia gigante, con la raffigurazione di un giovane pescatore sdraiato. Nei dipinti UP ed El monje (entrambi del 2021), in cui i soggetti vengono capovolti in verticale oppure osservati attraverso le increspature dell’acqua, il dinamismo è sospeso, i campi visivi scombussolati. È un immaginario di incongruenza e di colore, di istintivo e frainteso, dove la fedeltà all’assurdo e la reverenza per tutto ciò che è umile sono fonte di chiarificazione e illuminazione attraverso un’ingenuità solo apparente.
Ian Wallace