Charlotte Johannesson si è formata come tessitrice negli anni Sessanta. Nello stesso periodo ha fondato a Malmö l’atelier di tessitura Cannabis, dal nome della pianta dalla quale ricava le fibre per le sue opere, e in evidente connubio con la droga prediletta dalla controcultura del periodo. Johannesson ha iniziato a praticare l’artigianato tessile come arte per rappresentare le ingiustizie socio-politiche. Nel 1978 l’artista comincia a fondere le tecniche di tessitura con le prime tecnologie informatiche, quando baratta un suo arazzo per un Apple II, uno dei primi personal computer prodotti in serie, e trasforma le linee verticali e orizzontali del telaio in linguaggi di programmazione. La sua fascinazione per i primi “micro-computer”, come venivano chiamati al tempo, spesso emerge come soggetto della sua opera: nella stampa plotter Computer Mind (1981–1986), ad esempio, l’artista ritrae una figura collegata a un computer mediante il sistema nervoso. Dagli anni Ottanta, numerose opere di Johannesson includono raffigurazioni di mappe del mondo e immagini della Terra vista dallo spazio, abbinate a slogan tratti dalla cultura pop come in Take Me To Another World (1981–1986 e 2019) e The Target Is Destroyed (2019). Intrecciando le tecniche tradizionali di tessitura con la ricerca sperimentale delle prime tecnologie informatiche, Johannesson continua a reinventare la sua pratica per esplorare nuove possibilità di cambiamento sociale e culturale.
Liv Cuniberti