I titoli delle sculture di Julia Phillips fungono da registro di azioni potenziali: Manipulator, Protector, Muter, Extruder, Mediator, Negotiator, Distancer. I nomi di queste opere, principalmente modellate in ceramica dalle delicate tinte color carne e in pezzi di materiale metallico, implicano una presenza fantasma. Da un punto di vista formale, le sculture di Phillips mantengono la suggestione del corpo anonimo, assente o invisibile, rilevabile attraverso dispositivi ricorrenti quali fibbie, cinghie, dadi a farfalla, maschere e maniglie. La loro disposizione materiale, linguistica e metaforica induce nel fruitore una profonda eco psicologica, sebbene intenzionalmente ambigua, alludendo ai sistemi di potere o di controllo minuzioso che esistono a livello sociopolitico, istituzionale e interpersonale. La recente serie di sculture datata 2021–2022 sposta l’attenzione sulla relazione dell’individuo con se stesso. In Veiled Purifier, l’interiorità si esprime dal punto di vista formale con il ricorso al tessuto. Disposta su una base di tessere di mosaico ispirata ai motivi della Basilica di San Marco e raccolta in un velo, l’opera ha la connotazione di un corpo che guarda all’interno di se stesso. Anche Bower adotta elementi architettonici derivanti dalle chiese veneziane per evocare l’alto grado di interiorità di questi luoghi spirituali. Montata su uno schema di piastrelle in pietra ispirato ai pavimenti della Basilica cinquecentesca di San Giorgio Maggiore, quest’opera evoca l’esperienza psichica della spiritualità estesa al corpo, anche in sua parziale assenza.
Madeline Weisburg