Thomas Bailey; Nathan Crump; Megan Baynes
La pratica di questi architetti è una riflessione sul modo in cui dovremmo vivere su questo pianeta, in linea con il tema “Il pianeta Terra come Cliente” incluso nel manifesto di FREESPACE. Il loro lavoro ambisce a essere significativo, sincero e utile all’umanità.
Si avverte l’opposizione nei confronti di interventi che possano erodere le pregiate risorse del paesaggio.
I visitatori sono invitati a scoprire la Tasmania con gli occhi di Room 11. Utilizzando tre progetti, lo studio presenta la percezione del paesaggio dall’interno degli spazi, fondendosi con gli spazi, allontanandosi dagli spazi. Descrivono il paesaggio che arretra sotto i nostri piedi “come sabbia di limo tra le dita... l’onda ritorna nel mare... creando una piacevole insicurezza che evoca l’esistenza di un’isola lontana al 45° parallelo Sud”.
Nonostante i progetti risultino piuttosto familiari per linguaggio e materialità, un altro livello di percezione è coinvolto. Siamo incuriositi dall’influenza di questa differenza percettiva sull’esperienza dello spazio, di luce e ombra, sul rapporto con il grande orizzonte e la terra ferma.
È forse una consapevolezza appena percettibile della propria ubicazione sulla Terra, un qualche tipo di inversione dell’azione delle forze di gravità, accentuate dalla semplicità e dall’apertura dell’architettura?
YF+SMcN