Il cielo è blu perché tu vuoi sapere perché il cielo è blu.
Kerouac, con il suo aforisma, intendeva suggerire che un puzzle è un problema o un enigma che sfida l'intraprendenza.
Eccoci qui, oggi, a sfidare il rebus, a ricostruire, ad alzare tutti insieme lo sguardo verso un’identica volta celeste e a porci, finalmente, domande necessarie ad ognuno. Non siamo soli. Ripartiamo da questo. Non siamo soli.
Riprendiamo dalle origini, dai Maestri, dal Blue, per stabilire una cordata verso l’Alba che ci sta chiamando. Perché già in tale ascolto collettivo, in tale rispetto dell’altro, c’è, in nuce, l’essenza di una nuova dignità espressiva che spazza via l’afasia solipsistica contrassegnante la nostra Era prepandemica. Non siamo soli. Dobbiamo farcela.
Raccogli una tazza d’acqua dall’oceano: lì mi troverai.
Un incantesimo malefico, come nelle fiabe più crudeli dei fratelli Grimm, ci ha congelati tutti e portati a fare i conti con un ribaltamento totale della nostra propria storia di esseri umani. In seguito ai vari lockdown, all’emergenza economica e sanitaria che ha colpito il mondo intero, che ci fa percepire noi stessi e gli altri in costante diffidenza, costringendoci a coprirci il viso e rimanere distanziati, anche noi lavoratori del mondo dello spettacolo abbiamo vissuto e continuiamo a vivere in ansiosa attesa una pericolosa situazione di stallo. Un Festival non può avere altro oggetto che mettere in discussione le situazioni contingenti che si stanno attraversando. Non siamo solo una roccia in mezzo all'oceano, “Le monde, c’est toi!”, gridava Jean-Paul Sartre. Oggi, più che mai, avvertiamo quindi la necessità impellente di far luce sul baratro in cui siamo sprofondati, sconvolgendo seriamente l’equilibrio della nostra civiltà ma allo stesso tempo, per poter uscire dal tunnel, è d’estrema urgenza testimoniare questo momento sospeso e riallacciare i rapporti con i nostri simili, prima che un’interminabile notte di piombo cali, avvolgendo con il suo spesso mantello le nostre speranze. Siamo tutti vulnerabili. Nessuno è al sicuro, nessuno è risparmiato. La gente, barricata nei confini delle proprie mura domestiche, in compagnia della paura e della precarietà di vivere, al cospetto di friabili regimi affettivi ed esistenziali, rinchiusa in armature della solitudine, smarrita in un mondo di ombre, sta perdendo il senso di Comunità. Il pessimismo è diventato ormai la nostra uniforme quotidiana.
Cosa ci accadrà? Come vediamo il nostro futuro? Cosa vogliamo e in che cosa ci stiamo trasformando? Domande vibranti che instillano in noi interrogativi, riflessioni. Nonostante una crisi profonda generalizzata, accentuata dalla pandemia, la creatività fortunatamente non ha abbassato la guardia, anzi sta riacquistando forza e vigore, manifestando una commovente Rinascenza sia artistica che umana. Tornare appunto a “commuovere” nel senso originario che ha questa parola, ovvero “muovere” in qualcuno un forte sentimento, agitare, turbare, liberare la fantasia, pizzicare le corde della verità, così come si faceva nell’Antica Grecia. È inconcepibile continuare a impantanarsi nella fossa comune del lamento facile e istituzionalizzato. Avendo una funzione di servizio pubblico per la società, il Teatro è fondamentale nella vita quotidiana di un popolo e per la crescita di un Paese. È tutt’ora un organismo pulsante, un possibile antidoto per tirarci fuori dalle secche della banalizzazione culturale, combattere l’intolleranza e la desertificazione dello spirito, smantellare pezzo per pezzo, come il Muro di Berlino, una politica liberal-totalitaria doppiogiochista.
Ecco perché il progetto per l’edizione 2021/2024 di Biennale Teatro sarà centrato sull’esplorazione dell’Uomo oggi e delle sue molteplici complesse sfaccettature. Il timbro della nostra poetica si delineerà e prenderà forma di una tetralogia, composta da quattro parti con una matrice tematica differente per ciascun anno, legata a uno specifico colore che agirà da principio attivo che ci “contagerà” emotivamente. Pensiamo a colori e vedremo il mondo in modo diverso. Con un interminabile défilé di nuances, i pigmenti scelti per le quattro annualità – ammaliandoci per il loro mistero e le labirintiche peculiarità che non si lasciano imprigionare in categorie rigide – saranno come la lampada magica di Aladino che, sfregandola, ci rivelerà un’altra percezione del mondo, l’evoluzione del carattere e del comportamento di noi stessi (tabù, pregiudizi, angosce, passioni, desideri, ossessioni, etc.), modificando immaginazione, linguaggio, stati d’animo, ritmo biologico e l’ambiente che abitiamo.
Nel 1925 il pittore catalano Joan Miró dipinse su un’enorme tela bianca un indefinito “non-ti-scordar-di-me” di un blu intenso con la scritta: “questo è il colore dei miei sogni”. Conferendogli così una dimensione mitologica, per la Biennale Teatro 2021 partiremo proprio dal BLUE e dalle sue infinite variazioni per tracciare il filo dei nostri giorni, illuminare le scosse di un’umanità che sente il bisogno di inventare – senza rassegnarsi alla congiura della melanconia e lasciarsi inghiottire dal vortice della nostalgia e del rimpianto – nuove forme di vita, una Rinascenza universale sotto ogni profilo. Prima che i ricordi affondino nel silenzio, abbassando gli schermi protettivi, riaprendo delle feritoie in queste fortezze in cui ci siamo confinati, riscoprendo il cambiamento attraverso la memoria intima e collettiva – una sorta di museo dell’innocenza – che anima tutti noi, passeggeri esuli del ventunesimo secolo, per ritornare a stare insieme, condividere le nostre emozioni, scambiarci quel granello di poetica magica follia che ognuno porta dentro di sé.
Un crossing views dove gli undici spettacoli italiani e stranieri del Festival sconfineranno oltre le linee di demarcazione, presentandoci opere d’interferenza con una eterogeneità di linguaggi, tecniche, codici e mezzi espressivi in dialogo con le urgenze del presente. Non un solo teatro ma molti teatri possibili. Plurali come l’universo perché il pensiero libero non conosce né dogane né frontiere. Accostando partner di gioco inediti, abbasseremo i granitici ponti levatoi per instaurare scambi reali tra discipline (come la Danza, la Musica, le Arti Plastiche, l’Architettura e il Cinema); promuoveremo giovani talenti dando loro voce, visibilità e l’opportunità di sperimentare, realizzare creazioni originali con l’ausilio delle creative residences dei Bandi College Teatro (per registi under 35, autori under 40 e performance site-specific under 40); e attraverso un ciclo di Tavole Rotonde, Master Class e Forum – coadiuvati da un’equipe internazionale di studiosi, operatori, giornalisti, artisti e maîtres d’eccellenza – forniremo mappe inconsuete per perlustrare terre sconosciute, ibridando arcipelaghi linguistici, gestuali, visivi, acustici e materici, e tirare fuori dal cilindro magico dell’immaginazione incantesimi caleidoscopici per edificare le innovative architetture di domani.
Stefano Ricci Gianni Forte