fbpx Biennale Teatro 2021 | Lenz Fondazione - Altro stato
La Biennale di Venezia

Your are here

Teatro

Lenz Fondazione - Altro stato

Anno / durata:2020, 40’
Da:“La vita è sogno” di Pedro Calderón de la Barca
Traduzione, drammaturgia, imagoturgia:Francesco Pititto
Installazione, regia, costumi:Maria Federica Maestri
Interprete:Barbara Voghera
Musica:Johann Sebastian Bach, Claudio Rocchetti
Cura:Elena Sorbi
Organizzazione:Ilaria Stocchi
Ufficio stampa, comunicazione, promozione:Michele Pascarella
Cura tecnica:Alice Scartapacchio, Lucia Manghi
Produzione:Lenz Fondazione

Descrizione

Barbara Voghera fa parte dell’ensemble di Lenz dal 1999: una lunga, inesauribile passione teatrale che ha maturato nel tempo risultati artistici straordinari.
In lei convivono – sempre in lotta – le due anime de La vita è sogno: la consapevolezza della tragedia senza scampo a cui è destinato l’Uomo e il desiderio di sottrarsi al dominio del reale dando forma a un mondo rovesciato, liberato da leggi e regole, da convenzioni e imposizioni divine e statuali. Questa oscillazione tra le due polarità etico-drammaturgiche è il campo interpretativo in cui l’attrice è immersa, in un bruciante rispecchiamento esistenziale: la condizione reale dell’ alterazio necromosomica destina a una oggettiva subalternità, a una concreta sottrazione di potere, a una minore possibilità di realizzazione del sé.  A questa sorte – segnata da “una stella importuna” (come quella di Fenix ne Il principe costante) – Voghera contrappone una furia artistica sovversiva, una volontà di rivolta che non si assoggetta all’ evidenza psico-fisica, bellezza e forza irriducibili versus l’arrogante violenza delle norme e delle convenzioni sociali. Al tempo reale sostituisce il tempo sospeso del teatro, e converte il mondo stretto della vita in un mondo largo e poetico, un Mondo Nuovo (Friedrich Hölderlin, La morte di Empedocle) .
Il corpo sentimentale di Voghera instaura un’istantanea vicinanza emotiva, una fulminante alleanza psichica con lo spettatore: Barbara non si oppone all’essere vista per quello che è, ma sovrappone allo sguardo/schermo dello spettatore una potenza espressiva imprevista e inimmaginata. In discontinuità con l’Hamlet Solo, di cui è straordinaria interprete, Altro stato ci chiede di dare forma a uno spazio-chiave e a un modus recitandi molto diversi: al primo piano eroico di Amleto si sostituisce un campo lungo, uno spazio negato, una visione in controluce distanziante e antiretorica. La parziale sottrazione alla visione diretta riduce i diritti emotivi dello sguardo esterno.
Alla manifestazione organica del duo Sigismondo/Clarino si sostituisce un contrappunto meccanico, alla presenza costante l’intermittenza dell’assenza, alla vita scenica la sua rappresentazione inanimata, al nitore del reale la pressione onirica dell’ombra.


Condividi su

Share on FacebookShare on XShare on LinkedINSend via WhatsApp
Biennale Teatro
Biennale Teatro