Partendo dal titolo dell’edizione del Festival, abbiamo pensato che la lingua tedesca fosse la più legittimata per raccontare il tema importante di questa edizione 2022:
ROT ha un suono duro, è un graffio, una lacerazione che racconta uno sforzo, è il rumore dei denti nello sforzo.
ROT è il rosso che acceca, la metamorfosi della passione, furia che avvampa, iconoclastia; è il sangue che irradia i nostri cuori o il marchio della violenza dei crimini perpetrati; è la sordità morale in nome di un dio personale, il calpestio della dignità, il grido di disperazione di fronte al seppellimento barbaro, ancora oggi, di concetti come pace e libertà.
ROT è l’anima immacolata, riflette il nostro château intérieur; è il linguaggio del perdono e delle emozioni; è il colore ancestrale dell’Eros, che accelera i battiti cardiaci, che fa impennare la pressione arteriosa rendendo la frequenza respiratoria sostenuta.
ROT non inteso come stop ma azione consapevole e resistenza militante; è la fiammanza di una lotta etica.
ROT si ribella alla superficialità, al gregge, ai falsi idoli, all’opportunismo.
ROT è l’animale malato, agonizzante, che esplode di magnificenza nel suo opporsi a tutto ciò.
ROT sei tu, il tuo corpo, ma te lo sei dimenticato.
Un corpo, quello di ROT, che ha necessità di strappare via la pelle per diventare strumento di auscultazione del mondo, verga radiestesica per esplorare gli organi dell’animale Terra, il grado di evoluzione dei suoi abitanti o le specie estinte senza rumore. I corpi di Christiane Jatahy setacciano il pianeta alla ricerca di impronte gemelle, quelli di Caden Manson/Big Art Group ansimano spasmodicamente accumulando per sfamare il vuoto; gli arti di Milo Rau, percossi e in solitudine si contrappongono a quelli nostalgici di Deflorian/Tagliarini; i corpi alterati dei Peeping Tom si placano nel sogno delle strutture metamorfizzate di Olmo Missaglia; la ricostruzione identitaria di Samira Elagoz conversa con gli uomini inorganici di Belova/Iacobelli; ed è Yana Ross a sancire l’identità propria di una superficie epidermica che si oppone alla battaglia dei sessi, attraversando l’impudico ipertrofismo delle ghiandole olfattive di Antoine Neufmars che trovano scampo riflesso nell’ugola fragile di Aine E. Nakamura.
Corpi, brandelli, organi, esposti in blister ormai senza remore: trattamenti medici per sedare quella balìa che ci vuole squatter di noi stessi, tornando proprietari di senso.
Le terapie ROT, inoltre, sono cure non farmacologiche consistenti nella rivitalizzazione degli interessi per gli stimoli ambientali, portando soggetti affetti da Alzheimer e veterani di guerra a relazionarsi con gli altri, prefiggendosi di ri-orientare il paziente confuso rispetto al tempo e alla propria storia.
Per la Biennale Teatro 2022 partiremo proprio da questo intervento riabilitativo, ROT, e dalle sue infinite variazioni per tracciare il filo dei nostri giorni, illuminare le scosse di un’umanità che sente il bisogno di inventare nuove forme di vita attraverso una trasfusione culturale.
Flussi sanguigni, correnti di rosso, estuari espressivi dove le Creazioni ospiti del Festival sconfineranno oltre le linee di demarcazione, presentandoci opere d’interferenza con una eterogeneità di linguaggi, tecniche, codici in dialogo con le urgenze del Presente. Non un solo teatro ma molti teatri possibili; in un travaso di senso tra una grammatica e l’altra.
Accostando partner di gioco inediti, abbasseremo i granitici ponti levatoi per instaurare scambi reali tra discipline (come la Danza, la Musica, le Arti Visive, l’Architettura e il Cinema); promuoveremo giovani talenti dando loro voce, visibilità e l’opportunità di sperimentare, realizzare creazioni originali con l’ausilio dei Bandi di Biennale College Teatro (per Registi Under 35, Autori Under 40 e Performer Under 40); e attraverso Tavole Rotonde e Masterclass – coadiuvati da un’equipe internazionale di studiosi, operatori, giornalisti, artisti e maîtres d’eccellenza – forniremo fluidi reattivi per navigare in apparati circolatori di nuove forme animali, ibridando arcipelaghi linguistici, gestuali, visivi, acustici e materici, e iniettando in vena oceani di globuli e piastrine per lasciar proliferare il Teatro di domani.