È difficile immaginare di poter definire le rappresentazioni teatrali – e quindi un Festival che le racchiude – con parole sempre differenti.
Da quando è nato, il teatro ci ha abituato alla stessa cosa: ci rappresenta in modo tragico, ironico, sfrontato, impudico, talvolta con realismo, altre volte ricorrendo alla metafora, usando i corpi e la parola, o con performance mute o vicine ad altre discipline (danza, ginnastica, mimo, trasformismo, canto, ecc.).
Ma di una cosa il teatro non ha potuto fare a meno fin dalla sua nascita: la nostra umanità, la storia da cui veniamo anche quando ci lanciamo in fantasie di futuro.
E questo è quello che cambia il teatro, perché la storia e noi stessi cambiamo ogni giorno.
Sappiamo bene che, pur non affrontando direttamente i temi della pandemia, della crisi climatica e oggi di una guerra più vicina di altre, anche per chi ne è geograficamente lontano, il teatro e tutti coloro che raccontano storie contemporanee non potranno ignorarli.
Il secondo capitolo della Biennale Teatro diretto da ricci/forte è scandito dal colore rosso (ROT, come preferiscono chiamarlo perché anche il suono delle diverse lingue dà sfumature differenti alla stessa parola).
Sarà importante capire come verrà coniugato il loro programma, quanto sarà lontano dall’idea iniziale, o quanto i contenuti scelti molti mesi fa incontreranno un’altra realizzazione rispetto a quella ipotizzata in partenza. Le parole usate nella loro presentazione al Catalogo, come “graffio, lacerazione, passione, iconoclastia, sangue, violenza, crimini, dignità, disperazione, pace, libertà, perdono, resistenza, opportunismo, corpo...”, saranno dette, vissute, percepite come lo avremmo fatto un anno fa o procureranno emozioni diverse nel contesto storico in cui sono calate?
I Leoni d’Oro e d’Argento proposti dai Direttori Artistici e approvati dal Consiglio di Amministrazione della Biennale vanno a Christiane Jatahy, che ha saputo conquistare il prestigioso riconoscimento pur ancora in giovane età, e a Samira Elagoz, la cui esperienza coniuga latitudini molto diverse fra loro quali l’Egitto e la Finlandia.
A entrambi un caloroso benvenuto nella famiglia della Biennale.
Anche quest’anno l’attività del College per registe e registi italiani costruirà il percorso perché si possa vedere durante il Festival del 2023 uno spettacolo inedito, così come la lettura scenica di due testi selezionati fra i partecipanti al College per autrici e autori italiani.
Dall’anno scorso un terzo College per performer italiani e stranieri produrrà due creazioni originali.
A questi giovani talenti va il più caloroso abbraccio della Biennale, così come a coloro che mostreranno il frutto del proprio lavoro iniziato nell’edizione dell’anno scorso.
Si ringrazia il Ministero della Cultura e la Regione del Veneto, le Istituzioni del territorio che in vario modo sostengono La Biennale, la Città di Venezia, la Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per il Comune di Venezia e Laguna, la Marina Militare.
Si ringrazia la Rai, Media Partner della Biennale di Venezia.