Il video Crip Time (2018) di Carolyn Lazard cattura un paio di mani intente a deporre decine di pastiglie in un portapillole settimanale. Accompagnato dal suono delle pastiglie che fuoriescono dai rispettivi contenitori a prova di bambino, il video propone una riflessione sulla temporalità della malattia e della terapia. Con un passato da regista, Lazard esplora questo concetto attraverso video, sculture, installazioni e performance silenziose e concettuali sostenute da impattanti testi autoteorici. Ne Il latte dei sogni vengono presentate opere sviluppate a partire dalla mostra SYNC, un’esplorazione ininterrotta del rapporto fra tempo, fatica e debilitazione. Installati come televisori, una serie di lavandini riformulano la nostra concezione di spazio domestico. Workers’ Comp (2021) è una poltrona elettrica reclinabile in funzione di regolazione e supporto. L’opera Privatization (2020) richiede la collocazione di un numero adeguato di purificatori con filtro HEPA in base alle dimensioni dello spazio espositivo. In Cinema 1, Cinema 2 (2020) l’illusione del fuoco è creata con il supporto di un uno schermo appannato sul quale viene proiettata la luce. Al centro dell’installazione si erge Half Life (2021): una clessidra in cui scorre la polvere tossica proveniente da uno degli innumerevoli siti industriali che minano inesorabilmente l’autonomia fisica delle comunità nere nel mondo. Infine, il disegno Carolyn Working (2020) – un’immagine dell’artista a letto intenta a fissare un computer portatile – riconduce l’osservatore a parte del lavoro che ha dato vita a questa serie di opere.
Madeline Weisburg