Hannah Levy rende alieni oggetti comuni distorcendo o esagerando le loro proprietà formali. Il vocabolario visivo dell’artista comprende strumenti medici, attrezzature per l’esercizio fisico, barre di sicurezza, vegetali, dolci e perle: oggetti che stimolano una repulsione e un’attrazione così estreme da rasentare l’umorismo. Mentre le forme metalliche e lineari evocano associazioni con arredi domestici o da ufficio, i rivestimenti simil-pelle confondono la separazione tra vita e morte, animale e prostetico. Recuperando dal Surrealismo il fascino per l’inquietante e il degradante, il suo lavoro assume un punto di vista ambivalente sulla cultura materiale dell’ultimo secolo. Per Il latte dei sogni, Levy realizza un gruppo di tre nuove sculture: una sacca di silicone afflosciato è in equilibrio su quattro gambe metalliche lucide, simili ad artropodi; una sottile membrana di silicone tesa su una struttura in acciaio a forma d’ala ricorda l’anatomia della struttura alare dei pipistrelli o di una tenda; e l’ingrandimento in marmo di un nocciolo di pesca, materiale usato per la scultura nelle tradizioni artigianali antiche e contemporanee nonostante contenga sorprendenti quantità di cianuro. Ciascuna delle tre sculture si colloca in modo ambiguo tra arredo funzionale e oggetto di contemplazione estetica, dando una forma corporea ai cicli di produzione, consumo e smaltimento alla base della vita contemporanea.
Ian Wallace