Tra i tanti contributi artistici nati nell’ambito dell’Arte Programmata, l’approccio di Lucia Di Luciano si è sicuramente distinto per coerenza e rigore. Agli inizi degli anni Sessanta, insieme al marito Giovanni Pizzo, Di Luciano è co-fondatrice di due diversi progetti artistici a Roma: il Gruppo 63, durato un solo anno ma che da vita a un importante movimento letterario e l’Operativo R, nato dalle ceneri del primo e di poco più longevo. Entrambi propongono una ricerca formale basata su complesse regole matematiche e capace di simulare le strategie della tecnologia senza mai farne uso diretto. Seguendo le logiche del calcolatore automatico che proprio allora stava entrando in uso e nel tentativo di eliminare qualsiasi elemento emozionale dalle sue composizioni, l’artista rinuncia innanzitutto al colore, come dimostra la serie Irradiazioni (1965). Di Luciano realizza anche composizioni psichedeliche in bianco e nero su masonite, con quadrati e rettangoli matematicamente sequenziati affinché possano simulare un certo dinamismo attraverso impulsi, vibrazioni e tensioni. I titoli – Rapporto alternativo, Divergenze, Ritmi – ricordano le sperimentazioni strutturaliste del Costruttivismo e della Bauhaus. Queste opere, al di là del rigore geometrico volutamente anti-emozionale, funzionano come una partitura su cui far muovere lo sguardo della spettatrice e dello spettatore, concedendo tanti approcci visivi quanti sono gli sguardi che sollecitano.
Stefano Mudu