Pablo Escudero (Ecuador, 1984), Ghazal Jafari (Iran/Azerbaigian, 1982), Pierre Bélanger (Canada, 1971) in collaborazione con Alejandra Pinto (Ecuador, 1988), Patricia Yallico (Ecuador, n.d), Alexander Arroyo (USA, 1984), Hernan L. Bianchi Benguria (Cile, 1982), Natalia Dueñas (Ecuador, 1988), Tiffany Kaewen Dang (Canada, 1989) di La Minga (Ecuador, 2016) / OPEN SYSTEMS (USA, 2001)
Album
Descrizione
Come evidenziato dalla storia del Quino (l’albero di china), oggi c’è un fondamentale conflitto territoriale al centro del mondo transnazionale, che porta all’oppressione, allo sfruttamento e all’eliminazione delle popolazioni indigene. Pertanto, l’albero di Quino rappresenta un mondo vivente di suoli, aria, climi, temperature, territori, storie, esseri e popoli.
Questa installazione è un trattato la cui storia di resistenza, sussistenza e resilienza guidata da donne indigene propone un modo per ricostruire le relazioni con l’albero di Quino, i suoi popoli e i suoi territori. Il Quino Treaty riconosce che, fino a quando i sistemi e le strutture di espropriazione e disumanizzazione – comprese le misure regionali di conservazione, le politiche territoriali nazionali, gli interventi scientifici stranieri, le leggi sui brevetti internazionali, gli accordi commerciali transnazionali – non saranno riconosciuti come tali e quindi smantellati, non potrà esserci un futuro decoloniale in cui vivere insieme.
Il Quino Treaty non tratta tanto della preservazione delle Ande o della salvaguardia dell’Amazzonia in sé, quanto piuttosto della riparazione e della ricostruzione retroattiva dei rapporti con le Nazioni Indigene che combattono per l’autodeterminazione di questo mondo naturale, e della costruzione di un mondo nuovo e diverso, annullando il pericoloso gioco imperiale ed estrattivo che ci domina.
CON IL SUPPORTO AGGIUNTIVO DI
OPSYS Inc.
Facultad de Arquitectura, Diseño y Artes de la Universidad Católica del Ecuador
Facultad de Arquitectura Universidad de las Américas Quito
Facultad de Arquitectura Universidad Internacional SEK
Crediti di produzione
Team creativo: Alejandra Pinto, Patricia Yallico, Alexander Arroyo, Hernan L. Bianchi Benguria, Natalia Dueñas, Tiffany Kaewen Dang
Vogliamo riconoscere che questo progetto è stato ideato sulle terre dei popoli Kechwa di Quito, le cui lotte per l’autodeterminazione sono state determinate dalla sottrazione delle loro terre da parte del conquistatore spagnolo Sebastian de Benalcazar nel 1534. All’origine delle vicende di appropriazione è l’esplorazione e l’estrazione del chinino dall’albero della Cinchona che è la premessa della colonizzazione europea fondata sullo sfruttamento del chinino che da oltre 390 arriva fino a oggi. Questa lotta indigena deriva dalla continua espropriazione delle terre, dalla violenza contro le donne e dalla disumanizzazione dei popoli Saraguro, Palta, Tsachila, Chachi, Epera, Awa, Kechwa, Shuar, Achuar, Shiwiar, Cofan, Siona, Secoya, Zapara, Andoa, Waorani, all’interno e oltre i confini dei coloni dello stato dell’Ecuador.