15 giugno 2024: è l’inizio della nostra storia, un gruppo di ragazze innamorate del teatro, disperse in un fiume di interrogativi, affamate di scoperte, in cerca di libertà di espressione. È bastato il primo giorno, con le prime timide impressioni sull’installazione di Gob Squad, perché s’insinuasse il desiderio di intrecciare intenti e sollevare questioni che fossero sintomo di un sentire comune.
La settimana procede, imparando a conoscersi, a sondare i propri limiti. Siamo qui per imparare, del resto. Tra scadenze e ritmi serrati, è un ribollire di proposte, un continuo scambio di opinioni. Il workshop di critica diventa convergenza di modi di pensare diversi e al tempo stesso affini.
Il Collettivo Giulia cresce passo dopo passo, cercando il proprio ritmo.
Il nome – dovuto semplicemente alla sovrabbondanza di partecipanti che si chiamano così – ha offerto lo spunto per immaginare una firma collettiva per i prossimi progetti, un’identità condivisa per gli articoli più severi o più stravaganti.
Ora siamo un collettivo di Giulie, tutte nate a Venezia una settimana fa. In questi giorni ci è stato insegnato che essere critiche non vuol dire essere austere, come cantava Guccini, ma avere la sensibilità per continuare a meravigliarsi, seppur da una certa distanza. Tenteremo di esportare in terraferma ciò che abbiamo osservato. Intanto, potete trovarci nelle parole del vocabolario più astruse, nei mille sinonimi per evitare le ripetizioni, nei racconti utopici di futuri fantastici. Mentre alcune di noi ripartono, le parole e i ricordi si mettono in ordine, per un manifesto comune ancora tutto da scrivere.
Letizia Chiarlone, Clara Fedi, Giulia Storchi